Caro Mercurio,
Mi dici che aprirai la tua Galleria d’Arte di Palermo con una mostra con le mie opere che nel corso degli anni hai raccolto, in parte acquistandole direttamente da me, ma soprattutto raccogliendole pazientemente e con oculatezza, da altri mercanti e da privati collezionisti. Una mostra dunque che presenta vari momenti del mio lavoro.
Per questa ragione, viste le esposizioni precedentemente organizzate da te, confermo la mia fiducia nella scelta fatta. Ho già esposto a Palermo, come sai, alla “Robinia”, nel 1968, presentato da Vittorio Fagone ed in quella occasione mi sono trattenuto qualche tempo in città. Palermo è veramente una capitale, che ha saputo, come tutte le vere capitali storiche, fare tesoro dei contatti avuti con le grandi civiltà del passato. Molti sono stati gli amici siciliani che ho frequentato e per citare i più noti: Vittorini, Quasimodo, Guttuso, Buttitta, Antonino Uccello e molti altri che hanno dipinto o scolpito.
In tutti mi è sembrato di scorgere una sorta di “hidalguìa” che gli spagnoli hanno lasciato loro in eredità. Il termine spagnolo, che per la varietà di significati è quasi intraducibile con una sola parola, significa anche rispetto. Per questo, ne sono certo, farai nella tua Galleria mostre che terranno conto della nobiltà della cultura della grande isola e chiudo con molti auguri di buon lavoro ed un saluto ad un amico cordiale.
Giuseppe Ajmone